Comitato di Valutazione

Post date: Dec 8, 2015 10:44:18 AM

Copio ed incollo due riflessioni sul Comitato di Valutazione che voteremo il 15 dicembre p.v., come Rsu stiamo predisponendo un documento/lettera che a breve sarà inviato a tutti i docenti, indipendentemente dalle posizioni personali, auspichiamo che ci sia un dibattito,un confronto ed un voto sul documento che invieremo, la democrazia a nostro parere non procede con le prese d'atto ma con i dibattiti, i confronti e le prese di posizione. Buona lettura

Le Rsu del Comprensivo

DOCUMENTO 1

MERITO E VALUTAZIONE

ROMA Cristiano Corsini è l’autore di “Valutare scuole e docenti. Un'indagine sul punto di vista di chi insegna”, edizioni Nuova Cultura.

Qual è la maggiore novità presente nella Buona scuola riguardo la valutazione dei docenti?

È l’introduzione di un meccanismo premiale per gli insegnanti. Tra le tante criticità, quella più allarmante è che non si è prestata attenzione a quanto avvenuto nei contesti in cui meccanismi simili sono stati introdotti. Se lo si fosse fatto, ci si sarebbe accorti che la scelta di pagare di più gli insegnanti definiti più bravi ha un sicuro appeal sull’opinione pubblica, ma non ha effetti positivi né sul livello di apprendimento degli studenti né sullo sviluppo professionale dei docenti. Anzi, comporta ben documentati effetti negativi.

Qual è il punto di vista di chi insegna su questa valutazione?

Come nelle università, anche nelle scuole la valutazione rischia di essere percepita da molti docenti nei termini di una frustrante pratica burocratica che non aiuta a migliorarsi ma che mette in discussione la qualità del proprio lavoro fornendo classifiche basate su discutibili indicatori.

È dunque impossibile valutare scuole e docenti?

No, quel che è da rigettare è questa valutazione. La valutazione migliora tanto l’apprendimento quanto l’insegnamento se ha come posta in palio non premi o punizioni ma indicazioni per lavorare meglio e se a chi viene valutato è assegnato un ruolo attivo nello stesso processo valutativo. Altrimenti si tratta di un inutile affastellarsi di misure, di arbitrarie classifiche di docenti, scuole o università da dare in pasto alle famiglie o all’opinione pubblica.

DOCUMENTO 2

VALUTARE GLI INSEGNANTI?

Dipende dal significato che diamo alla parola "valutazione". Purtroppo siamo di fronte ad un uso non-educativo del termine.

"Valutare", per chi educa, vuol dire "dare un valore", dare un significato al dato raccolto.

Un insegnante "valuta" gli alunni non per appiccicare addosso a ciascuno un'etichetta, ma per dare un significato agli esiti del processo di insegnamento-apprendimento. Per dirla semplicemente, se l'insegnante riconosce che quell'alunno non ha imparato qualcosa, cerca di capire che cosa non ha funzionato (magari del suo stesso insegnamento, magari no) e correggere il tiro del processo. Cioè, valutare serve a migliorare il processo di insegnamento-apprendimento.

Ora, sarebbe un assurdo non applicare per il docente lo stesso concetto.

Per questo io, insegnante, desidero essere valutato, perchè desidero migliorare ciò che non va del mio lavoro. Sarebbe presuntuoso e pensare che sono perfetto ed è difficile che un processo non sia migliorabile.

Non si tratta di un "giudizio": è qui l'errore. Ci hanno fatto credere che a scuola devono esserci giudici che emettono sentenze.

Ma la scuola non serve, non deve servire a questo.

Per Renzi, ignorante del fatto educativo, giudizio e valutazione sono sinonimi, forse.

O forse vuole introdurre la meritocrazia, che è cosa diversa dalla valutazione. Notare che il termine "merito" è del tutto assente da tutta la letteratura scientifica del fatto educativo. E non si tratta di una dimenticanza.

"Valutare" non serve, a scuola, a decidere chi è "bravo" e chi è "asino" tra gli alunni, ma dare possibilità di migliorare a chi non riesce . Perchè non deve valere anche per i docenti?

Ha ragione Giuseppe: ci sono insegnanti migliori e peggiori. Questo è nelle cose, non si può evitarlo, non si riuscirà mai a fare un corpo di polizia fatto tutto di poliziotti bravi, un ordine dei farmacisti fatto tutti di farmacisti bravi, e così via.

E gli incentivi pecuniari non risolvono il problema, ma lo aggravano. E' un processo noto e studiato dalle scienze sociali.

E allora, un genitore si deve tenere un insegnante "capra" per suo figlio? (Mi richiamo ad un dibattito sorto in questa lista qualche tempo fa).

No: togliendo di torno il denaro, che cristallizza le posizioni reciproche, occorre richiamarsi a due princìpi: il collettivo ed il cambiamento.

Solo organizzandosi collegialmente si migliora la qualità della scuola ed anche il docente "capra" migliora. Solo se si dà al docente "capra" la possibilità di migliorarsi, migliorerà. Solo richiamandosi ad una motivazione intrinseca -e non già estrinseca!- ciascuno dei docenti migliorerà, cambierà il suo lavoro.

La collega Marta Gatti, in questa lista, ha già spiegato come vorrebbe la sua valutazione. Ecco, la vorrei anche io.

Vorrei che un esperto venisse in classe mia, mi vedesse insegnare, notasse che cosa non va e dopo, con le mie colleghe e con l'esperto, discutessimo -senza giudici e sentenze- di che cosa potevo fare invece di quello che avevo fatto.

Senza premi e punizioni, senza mance o esclusioni.

Io vorrei questa valutazione per gli alunni ed anche per gli insegnanti.

Tutto il resto, semplicemente, non è un fatto educativo.

Ma a scuola si fa educazione.

O no?

Scusate la lunghezza

Carlo Avossa

Maestro Elementare - Senago (Milano)