le mobilitazioni non si fermano, il dissenso resta!

Post date: Nov 22, 2015 10:56:31 PM

In allegato la manifestazione dei confederali a Roma indetta insieme allo Snals ed alla Gilda,di seguito il documento dell'assemblea nazionale del 29 p.v. a Roma alla quale parteciperò in qualità di rappresentante del Comitato Lip Vicenza, come Rsu della Cgil aderente all'area di minoranza reputo la manifestazione del 29 un segnale debole ed insufficiente, una resa senza condizioni sia sulla Legge 107 ed ancora peggio sulla legge di stabilità per quanto riguarda i contratti.

Francesco Casale

Rsu Cgil

DOCUMENTO INTRODUTTIVO ALL’ASSEMBLEA DEL 29.11.2015

Introduzione

Ci siamo salutati quasi 3 mesi fa a Bologna con l’energia e la forza di una comunità di intenti e prospettive. Ma occorre ammettere che poi ciascuno è tornato a rioccupare le proprie posizioni e i propri spazi, rinunciando alla condivisione e alla tensione comune che avevano animato le scorse primavera ed estate ed ha percorso una propria strada, ha portato avanti – con maggiori o minori vigore e successo – le proprie battaglie.

Pensiamo che ci si debba riprovare.

Vi invitiamo il 29 novembre a partecipare all’assemblea che si terrà a Roma, presso l’Istituto Galilei, Via Conte Verde 51, dalle ore 10 alle ore 18.

Pensiamo che abbiamo il dovere di riprovarci, soprattutto facendo i conti con i nuovi scenari che si sono intanto determinati: l’unità sindacale decisamente intaccata, la mobilitazione sulla 107 parcellizzata, le scuole che si stanno assestando ora in una rassegnazione pericolosa, ora in pervicaci ma isolate forme di resistenza.

Le prospettive

Ci attendono due concrete necessità, alle quali non possiamo e non dobbiamo sottrarci:

– mantenere viva l’attenzione sulla scuola;

– dare una spinta vigorosa al movimento referendario che si sta formando.

I due elementi, con tutta evidenza, vanno considerati congiuntamente, dal momento che il pieno successo dell’uno dipende anche dall’esistenza dell’altro.

Dobbiamo assumerci la responsabilità – insieme – di raccogliere nuovamente le forze, renderle patrimonio comune, metterle al servizio della scuola e del Paese, in un momento in cui l’allentamento della vigilanza e l’acquiescenza al “nuovo che avanza” potrebbero rappresentare un passo definitivamente esiziale per i destini della scuola della Repubblica, anche come presidio di democrazia nel Paese.

Riteniamo che ci sia ancora molto da fare. E riteniamo, al tempo stesso, che per fare bene occorra farlo tutti insieme, dandosi pochi, qualificanti e condivisi obiettivi.

Sulla 107 siamo ancora in tempo a fermare il processo approvato, anche per arginarne la penetrazione culturale ed ideologica.

Le scuole stanno oggi affrontando un anno scolastico difficile, con la lenta messa in opera dei commi della legge, in particolare per quel che concerne l’abnorme ampliamento delle funzioni dirigenziali e il comitato di valutazione.

Il ruolo degli organi collegiali per contrastare la legge 107

Va innanzitutto compreso da tutti noi che nelle modifiche alla legge intervenute rispetto al testo originario – e grazie anche alla fiera opposizione della scuola democratica – i colpi inizialmente assestati per annullare qualsiasi prerogativa degli organi collegiali ad esclusivo vantaggio dei superpoteri dirigenziali sono in qualche modo rientrati.

Gli organi collegiali, la cui funzione è ancora “fatta salva” nel testo di legge, devono essere lo strumento attraverso il quale far saltare il più possibile il meccanismo configurato dalla 107. Ma perché essi esprimano realmente e completamente le loro prerogative, occorre conoscerne le potenzialità, spesso trascurate o non colte nella loro interezza.

Proponiamo dunque l’organizzazione congiunta di una campagna informativa per richiamare l’attenzione e la vigilanza sulle prerogative ancora vigenti sia dei Collegi Docenti che dei Consigli di Istituto; ed in quest’ottica è anche indispensabile cercare di coinvolgere maggiormente le componenti dei genitori e degli studenti.

Il Comitato di valutazione

Tra le più immediate questioni su cui la scuola è stata o sarà interpellata c’è quella del Comitato di valutazione. Si tratta di materia particolarmente sfuggente sia nel metodo (la legge è scritta in modo sciatto e lascia spazio ad interpretazioni anche molto divergenti) sia, ovviamente, nel merito. La difesa del principio della libertà dell’insegnamento deve configurarsi anche come opposizione ad una valutazione fortemente divisiva tramite una premialità arbitraria.

La questione del collegio perfetto o imperfetto, dirimente se la si potesse definitivamente sciogliere, non trova una propria soluzione nel testo di legge. La non elezione dei propri rappresentanti, che può aprire alla possibilità di un ricorso costituzionale, è comunque la possibile strada “di principio” da perseguire nei Collegi Docenti più determinati ad attestarsi sul totale rifiuto del Comitato (e delle poche risorse assegnate).

Una seconda strada perseguibile, volta a rovesciarne l’ottica, è quella di eleggere nel Comitato rappresentanti che garantiscano l’opposizione ad una premialità soggettivamente ed arbitrariamente predeterminata, per privilegiare invece lo svolgimento di funzioni che consentono di fatto alle scuole di andare avanti da anni, a fronte di una progressiva decurtazione del Fis.

Queste due ipotesi di “resistenza”, come altre che si potrebbero aggiungere, sono ovviamente condizionate dai rapporti di forza esistenti nei Collegi docenti. Riteniamo tuttavia utile provare a darci davvero, anche a partire da qui, una linea comune, per incidere non solo organizzativamente, ma politicamente sulla mancata realizzazione di quanto previsto dalla 107.

Le deleghe

È necessaria una grande attenzione alle deleghe “in bianco” che andranno a normare materie strategiche per la scuola e sulle quali un movimento attivo e coeso può moltissimo e che dunque devono essere terreno fertile sul quale trovare accordi e condivisioni nella lotta: basta pensare che l’opposizione alla legge 53/03 (la c.d. Riforma Moratti) fu particolarmente decisiva proprio nella fase di emanazione dei decreti legislativi. Nel piccolo lo abbiamo già potuto notare dopo gli incontri iniziali avuti sul sostegno e sulla scuola dell’infanzia 0/6, che sin dalle prime battute si stanno configurando come l’ennesimo intervento contrario ai principi informatori della scuola della Costituzione. Le posizioni del Ministero hanno incontrato l’opposizione degli interlocutori presenti e ci dovrebbero far riflettere sulla necessità di cominciare fin da ora a mettere in campo una seria informazione e la capacità di proporre alternative diverse, in sintonia con le componenti scolastiche finora non sufficientemente coinvolte nel cammino contro la 107.

I referendum abrogativi della 107 e la prospettiva di una campagna referendaria unitaria sui temi sociali

Occorre infine continuare il lavoro avviato lo scorso 6 settembre a Bologna verso il percorso referendario, che ci porti ad uscire anche fuori dai nostri istituti, nel riconoscimento della scuola della Costituzione come supremo strumento dell’interesse generale, la cui difesa e supremazia deve essere impegno ed obiettivo di tutta la società.

Pensiamo che sia strategico tenere aperta la prospettiva di un referendum abrogativo della legge 107, prospettiva non solo capace di produrre l’effetto pratico di sopprimere le parti più pericolose della legge, ma anche di favorire il riproporsi del movimento per la scuola della Repubblica che ha manifestato nella scorsa primavera una grande forza.

Pensiamo sia compito di tutti noi – studenti, genitori, docenti, società civile tutta – alimentare questa necessità.

Come deliberato dall’assemblea di Bologna del 6 settembre, abbiamo intensificato il contatto con il Coordinamento per la democrazia costituzionale, che ha già depositato due quesiti abrogativi dell’Italicum; con la Fiom con Libertà e Giustizia e i movimenti ambientalisti che hanno confermato la volontà di costruire insieme con la scuola una tornata referendaria sui temi sociali quali lavoro e ambiente per favorire la nascita e il diffondersi di un nuovo concetto di cittadinanza sociale.

Si è proceduto alla definizione del comitato tecnico scientifico deciso nell’assemblea di Bologna, che ha tenuto il primo incontro per la definizione dei quesiti referendari lo scorso 30 ottobre. Hanno partecipato i costituzionalisti Bruno De Maria, Andrea Morrone e Massimo Villone, nonché, in rappresentanza dei comitati LIP, Marina Boscaino, Piero Castello, Vito Meloni, Bruno Moretto e Patrizia Perrone.

Il Comitato ha per ora individuato tre temi di intervento e prodotto già tre ipotesi di quesiti abrogativi totali o parziali sui seguenti commi della Legge 107:

Libertà di insegnamento commi 18, 79, 80, 81 e 82

Diritti degli studenti commi 28, 33, 138 Privilegi delle scuole private commi 145 e 148 Vedi scheda tecnica*

Su questi temi, oltre ai quesiti già definiti, il Comitato si è occupato anche di altri che restano da approfondire, tanto sul versante delle scelte politiche, quanto su quello degli aspetti tecnico- formali.

Questi riguardano il Comitato di valutazione e merito, le detrazioni fiscali per le private, lo staff del dirigente scolastico nonché, oltre ai quesiti parziali, anche quello di abrogazione totale della legge. In tal caso il vantaggio sarebbe quello di poter raccogliere le firme evidenziando l’assoluta opposizione allo spirito e alla forma della legge 107. Lo svantaggio deriverebbe dalla altissima probabilità di una dichiarazione di inammissibilità da parte della Corte Costituzionale in base alla giurisprudenza degli ultimi anni.

Sia sui quesiti già prodotti, sia sulle altre possibilità ancora aperte terremo la nostra comune discussione in occasione dell’incontro.

Prevediamo di fare il punto definitivo sulla prospettiva referendaria in una prossima assemblea convocata che si terrà a Napoli nel mese di gennaio, in modo da giungere ad una stesura dei quesiti condivisa con tutte le associazioni, comitati e organizzazioni sindacali che si occupano di scuola e che dovranno far parte del Comitato promotore, concordando con gli altri soggetti sociali il lancio della campagna di raccolta delle firme in modo coordinato nella prossima primavera.

Il tavolo di presidenza dell’assemblea del 6 settembre a Bologna

Post scriptum

Siamo sinceramente molto dispiaciuti che l’assemblea del 29 novembre sia in parte coincidente con la “Marcia globale per il Clima”, ma, sia per motivi pratici (disponibilità della sala) sia soprattutto per la necessità di non procrastinare ulteriormente i tempi, non ci è stato possibile fare diversamente.

Vogliamo tuttavia manifestare la nostra totale adesione ai motivi ed agli obiettivi di quella manifestazione cui ci sentiremo idealmente vicini.

*Scheda tecnica sui quesiti

Il quesito che abbiamo denominato “libertà di insegnamento” propone di abrogare totalmente i commi 18, 79, 80, 81 della Legge 107, che introducono il potere del dirigente di scegliere discrezionalmente i docenti dall’organico dell’autonomia, organico nel quale finiranno non solo i nuovi assunti ma un po’ alla volta tutti quelli che nel tempo chiederanno trasferimento o perderanno il posto.

L’abrogazione parziale del comma 82 fa in modo che il conferimento degli incarichi sia a carico dell’Ufficio scolastico regionale, che ovviamente dovrà operare tramite graduatoria.

Il secondo quesito denominato “diritti degli studenti” ha lo scopo di abrogare parzialmente il comma 28 e totalmente il 138 onde evitare la pubblicazione on line del curriculum di ogni studente comprendente i risultati nelle prove Invalsi, delle attività di alternanza, condizionando la libertà degli studenti di scegliere liberamente il proprio futuro.

Sempre riguardo ai “diritti degli studenti” si propone di abrogare parzialmente il comma 33 eliminando l’obbligo di svolgere attività di lavoro di “almeno 400 ore negli Istituti tecnici e 200 ore nei Licei” al fine di riconsegnare alle istituzioni scolastiche la durata e le modalità di tali attività.

Il terzo quesito denominato “privilegi scuole private” che forse sarebbe meglio definire “opposizione alla privatizzazione della scuola” abroga la possibilità di erogazioni liberali private a favore di singole scuole pubbliche o private fino a 100.000 euro con detrazione del 65% e ha lo scopo di impedire la creazione di scuole di serie A, B, C, condizionate nella loro offerta didattica dal reddito dell’utenza di riferimento.